mercoledì 27 agosto 2014

foglio sciolto / differx. (2013)

   
Alle cose bisogna abituarsi: Benjamin su Baudelaire p. 108, n. 1

L'abitudine alla folla in movimento --> pittura impressionista

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ma anche: il viaggio in treno, variante colossale del viaggio in carrozza, comunque appannaggio non di una massa. (ma di un alto numero di persone sì: avviamento dell'estensione del senso estetico moderno).

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città: una massa osserva una massa (specchio | individuo)
treno: una massa viaggia-osserva una massa in viaggio

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i meccanismi di sostituzione di operazioni complesse con un gesto brusco: l'invenzione dei fiammiferi - l'invenzione del click - luce elettrica - "scatto del fotografo" (Benj.)

di qui la percezione a scatto e di conseguenza i frammento.

Benj.: "la percezione a scatti" (nel FILM).

ecc.
     

domenica 24 agosto 2014

scattered space(s) & mot(h)s / differx. 2014

   
scattered space(s)
& mot(h)s :

non in vista, quindi, di una ricostituzione di unità, o riferimenti a unità.

(l’omogeneo dell’arte dell’uomo primordiale secondo Emilio Villa; o una unificazione attraverso l’«oscillazione pendolare» di Ulisse fra le isole, secondo la sua lettura dell’Odissea).

semmai
[they] were all torn – come nella scelta di Campana – e non c’è nessun «boy’s blood» (come non c’è soggetto grammaticale).

l’arcipelago di Ulisse è ciò che è proprio perché viene dal (e si situa nel) tempo profondo (Gee), ossia in un flusso del tutto fuori dall’umano (coste e isole del Mediterraneo). è sé, non umano, in virtù di tempi non umani, che guardano la nostra specie come in tutta logica si guarda un parassita.

le cose, viste dall’altra parte del microscopio, da insetti, cambiano ma ne resta lo stato di dissipazione.

la testualità, la nube o nubifragio di scrizioni, inevitabilmente, irreversibilmente allo stato molecolare, di non unificazione e assoluta non-unificabilità.

il fatto che nei piccoli meccanismi del post, delle foto da cellulare su flickr, nei milioni di gif su tumblr, si dia per tutti questa facilità e felice agibilità della zattera minima, del riquadro (come questo, ora) in cui moltiplicarsi già moltiplicàti, è un fatto che non è senza radici: è anzi la dimostrazione – tramite mezzi tecnici – di questa (non solo antropologica) dispersione e incompibilità originaria: fattuale, appunto.

le cose possono essere raccolte e perfino “unificate” in una architettura e “struttura”, ma restano dadi in un bicchiere. non ossa che qualcuno, saggio antropologo, saprebbe o saprà reincollare in scheletro puntualissimo. frammenti erano e restano.

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la testualità non è allo stato molecolare solo come testualità ma anche in termini di accorpamento generico, divisione in/per generi. in parte (sparsa) va verso il segno, o verso il disegno, o verso il linguaggio distinto da sintassi e comunicazione, o non ha luogo, non ha vettore direzionale.

non c’è quindi nemmeno idea di tessuto-testo.

“testo” è vocabolo errante/errato. (si usa perché utile, futile).

sono semmai scritture, scrizioni: come detto.

una grande fatica nel formare un’“opera”, un “testo”, anche coronato da “successo critico”, è una

fatica inutile.


solo un altro dado nel bicchiere. minima agitazione: ecco, si mostrerà un’altra faccia. delle infinite possibili (non 6, non solo).
  

venerdì 22 agosto 2014

letture illustrate

transcriptiones: storie illustrate ix: Roberto Cavallera da ricordi di dipartimento enti autonomi iperprotettivi danno latte e antagonismo portando le madri alla sa...